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Il mondo delle agenzie è davvero quello che siamo abituati a vedere?

Come ogni favola che si rispetti, è imprescindibile cominciare col classico ‘‘C’era una volta’’, quindi facciamolo.

‘‘C’era una volta il mondo del marketing e della comunicazione, nascosto dietro idealismi, tante false speranze e verità che solo pochi hanno il coraggio di dire.’’

Da quando la digitalizzazione ha preso il sopravvento, spesso sentiamo parlare di una evoluzione naturale grazie all’innovazione tecnologica e metodi all’avanguardia che permettono di gestire e risolvere con più faciltà problemi ben conosciuti o di migliorare le proprie performance su diversi livelli.

Qui la domanda sorge spontanea: ci stiamo davvero evolvendo o è solo una favola che abbiamo imparato a raccontarci?

Il paradosso dell’evoluzione.

Prima di rispondere alla domanda, abbiamo ripreso alcune barre di una recente canzone, che ci ha ispirato:

‘‘Sono un sognatore sveglio
Proteggo me da me stesso
Una security camera
Che punta dritto allo specchio
Per gli amici sono Snaporaz
Cito sempre 8½
Non ho più niente da dire, ma
Ma voglio dirlo lo stesso’’

Fonte: Eterno Paradosso – Caparezza.

In questo pezzo l’artista racconta di quanto egli stesso sia un paradosso vivente, attraverso una serie di liriche che non lasciano spazio a interpretazione:

  • non si può sognare da svegli, ma si definisce sognatore;
  • chi protegge e va protetto è la stessa persona, ma fa presente che è lui a proteggersi;
  • una videocamera che punta allo specchio, perde di utilità;
  • non ha niente da dire, ma lo dice lo stesso.

Una serie di paradossi, quelli raccontati nel brano, diversi solo per tematiche da quelli che ci seguono quotidianamente nella sfida all’evoluzione, ma non lontani per logica.

Quante aziende vogliono vendere il proprio prodotto/servizio, realizzando le migliori azioni di marketing e comunicazione, senza un budget all’altezza? Per quanti l’importante è raggiungere gli obiettivi prefissati, ma dopo una settimana in fase di stallo è già un grido alla vendetta?

La stessa evoluzione è un paradosso, perché necessita di crismi ben precisi, che però lo stesso mercato impedisce spesso di seguire.

Potrei citare tantissimi altri esempi, ma puoi leggere di più sul rapporto agenzia-cliente e la sua evoluzione nell’articolo che abbiamo realizzato un po’ di tempo fa.

In questo marasma solo pochi player hanno evoluto valori e procedure per mantenere stabile la crescita. C’è chi poi si è trovato sommerso dalle tante piccolezze e quindi non è riuscito a fare dei passi in avanti, o chi si è impantanato, finendo in un loop dal quale è difficile uscire.

Ansia, ansia, ansia a pallettoni.

Ripetiamo tutti insieme: lavorare in agenzia non è una maratona. Questo è quello che dovremmo ricordare ogni qual volta approcciamo a un progetto.

Lavorare sotto stress è ormai una prassi per chi lavora in agenzia – dedicando tempo quasi esclusivamente all’operatività – e accade più spesso di quanto immaginiamo, a ogni livello.

La maggior parte del lavoro svolto è tecnico, mentre solo una piccola fetta viene relegata alla pianificazione strategico-creativa.

Ritornando al paradosso, siamo consapevoli di quanto la parte di pensiero sia determinante al fine di un obiettivo, ma spesso viene lasciata marcire negli antri più bui delle nostre menti a favore di caterve di task che – in molti casi – non hanno né capo né coda.

Quando c’è troppa carne sul fuoco, ma neanche una brace.

Tutti vogliono tutto, è risaputo. Perché accontentarsi di aumentare le vendite se è possibile avere anche una brand awareness più forte o ancora, una user experience che faccia invidia ai competitor?

La questione filerebbe, se solo tutti non volessero strategie dalla durata di mesi o anni in una sola settimana, con la realizzazione di tutto il lavoro nell’arco dei successivi 30 giorni. Sarebbe un po’ come voler preparare la grigliata del secolo a Pasquetta, per poi presentarsi con un pacco di würstel.

Per lavorare bene c’è bisogno non solo del team o degli strumenti giusti, ma in primis di una certa predisposizione mentale da parte del cliente. Se non la facciamo finita di cercare il fornitore più veloce e conveniente, piuttosto che un partner strategico-operativo, diventerà sempre più complesso svolgere un lavoro propedeutico al brand.

Ci occupiamo di marketing e comunicazione, non di magia o riti vodoo. C’è necessità di dedicare maggior tempo alle analisi e alla fase creativa per ottenere dei risultati, ma le richieste ricevute sono l’esatto opposto, frutto di una totale mancanza di visione o programmazione.


Questo mancato processo genera diversi problemi, che oltre a rendere il singolo progetto fallimentare, rallentano di conseguenza la crescita aziendale.

Per concludere, concludiamo.

‘‘Il classico rapporto fornitore-cliente è morto, sepolto e probabilmente se la starà spassando in paradiso’’.

Quindi, perché ci ostiniamo a lavorare come se fossimo sotto tortura e pressati da chissà quale macigno?

Agenzia e cliente devono agire da partner, collaborando in maniera sinergica e condividendo il percorso lavorativo come se fosse una relazione. D’altro canto, è questa la strada che abbiamo intrapreso con i partner seguiti da tempo, fieri dei risultati che stiamo raggiungendo anno dopo anno insieme.

Un esempio lampante di come questo approccio porti un reale valore, sono i seguenti casi studio, frutto non solo di una strategia studiata sulle esigenze del brand, ma anche del rapporto costante creatosi, basato sulla fiducia.

Per questo crediamo che le uniche gare alle quali partecipare, sono quelle legate ai clienti per cui veramente vale la pena lottare. Non siamo corridori e il tempo a nostra disposizione è davvero poco per essere investito in gare da low budget e tempistiche folli, in cui a competere si è in troppi.

Per questo motivo abbiamo il dovere di gestirlo al meglio, ottimizzando le risorse interne, ma soprattutto mantenendo saldi gli obiettivi da raggiungere, fondamentali per una crescita sana.

Personalmente ho imparato che non è mai un solo fattore a rendere perfetto un progetto.

Dietro c’è più di una campagna, di un ad in backend o di un PED social.

La vera forza – di chi lavora in agenzia o come freelance – sta nel rapporto costante, nello scambio di informazioni quotidiano e nelle scelte da perseguire insieme al proprio partner di lavoro.

Solo con la contaminazione reciproca è possibile raggiungere i risultati sperati o addirittura superarli.

Strategia e skill saranno sempre determinanti, ma non dimentichiamoci mai che le agenzie sono fatte di persone e le connessioni tra loro rappresenteranno sempre il carburante che muove la macchina nella direzione giusta.

Fidatevi della parola di un copywriter, che non avrebbe mai immaginato di saperne così tanto di henné o fermenti lattici nella sua vita.

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Pasquale Bracale
Pasquale Bracale

Fondamentale nella fase di creazione e programmazione della digital strategy, supervisiona tutta l'operatività gestendo le risorse interne al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Positivo e inesauribile, con lui il black humor ha raggiunto la sua consacrazione.