Era il lontano 2017 quando, su 4 miliardi di persone con accesso ad internet, solo 1,79 miliardi di utenti hanno acquistato online, quasi esclusivamente prodotti di elettronica. Già agli inizi del 2018 era previsto un aumento dell’8% delle vendite, riguardanti soltanto questo campo. Nel 2019 però, la crescita è stata impressionante: il 60% della popolazione mondiale si è affidata al web per i propri acquisti.
In questo scenario, l’Europa presenta il più alto tasso di popolazione con accesso a Internet (85%), seguita dal Nord America (84%) e dal Medio Oriente (78%). Asia e Oceania sono invece all’ultimo posto, con solo il 53% della popolazione che accede al web.
Eppure a guidare la classifica delle vendite online è proprio la Cina, con il 44% degli acquisti che vengono effettuati via web. Ma per dare un metro di paragone, è importante dire che il Nord America si posiziona al 26%, mentre l’Europa al 22%. (Fonte: Digit Export)
Con l’arrivo della pandemia, anche chi non ha avuto fino a quel momento la necessità di acquistare online ha dovuto muovere i primi passi all’interno degli E-shop. Che sia per imposizione (lockdown) o per scelta (paura del contagio) sono state tante le persone che hanno per la prima volta acquistato online e, tra queste, una gran parte ha consolidato il comportamento trovando non pochi vantaggi rispetto all’acquisto in negozi fisici, dalla convenienza alla comodità.
Con la pandemia quindi, il mondo dell’e-commerce è passato da una semplice opportunità a una vera e propria necessità, sia per consumatori che per aziende, andando ad accelerare e quindi anticipare di qualche anno, la naturale trasformazione digitale.
Insomma, si è passati dal considerare l’e-commerce un canale per pochi (smanettoni o nuove generazioni) e utile solo ad alcune categorie merceologiche, a valutarlo come il canale preferito per l’acquisto di beni e servizi – anche di prima necessità – come farmaci e cibo.
Qualcuno ha detto smartphone?
Considerato ormai un’estensione del nostro essere, lo smartphone è stato il mezzo attraverso il quale questo cambiamento necessario è stato possibile. Basta pensare che in italia sono 50 milioni le persone connesse e ci sono oltre 80 milioni di smartphone per una popolazione totale di 60 milioni (Fonte: We Are Social e Hootsuite).
Lo smartphone è ormai al centro del nostro lifestyle, viene utilizzato in ogni aspetto del quotidiano – che si tratti di pagare le bollette, acquistare i biglietti per il cinema oppure ordinare tramite delivery – grazie alla sua natura versatile e all’utilizzo in qualunque luogo o momento. Una soluzione rapida e dinamica che si adatta ai comportamenti di una generazione promotrice di questo progresso tecnologico.
Gli acquisti effettuati da mobile hanno nettamente superato quelli effettuati da pc: basta pensare che in tutto il mondo il traffico e-commerce è del 34% da pc, al quale si contrappone il 59% da dispositivi mobili. E sai cosa? Questo dato è destinato a una crescita sempre maggiore: nel 2020 in Italia, con più di 20 milioni di compratori abituali, si è registrato un giro d’affari per le vendite online pari a 48,2 Miliardi di euro, dei quali il 48% tramite smartphone.
La crescita del mondo e-commerce si deve soprattutto al cambiamento degli acquirenti che preferiscono comprare online, con la possibilità di farlo h24 e con tutta la libertà del mondo, prediligendo un’esperienza B2C immediata e di facile utilizzo.
Tutti questi fattori hanno contribuito alla nascita e a una rapida crescita di innumerevoli e-commerce, creati in fretta e furia come cura a ogni male. Molte attività si sono infatti dovute affacciare a questo nuovo mondo con estremo ritardo e senza alcuna strategia, mentre chi ci aveva già puntato in passato si è ritrovato con un notevole incremento dei risultati.
Parola d’ordine? Content Strategy.
È sufficiente essere presenti online per vendere? La risposta non è ormai così scontata come viene fatto credere. Basta pensare al fatto che all’aumentare delle vendite e del numero di acquirenti, aumentano anche le aziende che investono in e-commerce. Siamo passati infatti dall’avere il 9% delle PMI che vendono online nel periodo pre covid al 17,2%, ovvero un incremento dell’8,2% in un solo anno (Fonte: Casaleggio).
Questo vuol dire che in Italia c’è ancora tanto spazio per chi si avvale di un piano industriale e una buona strategia di prodotto e comunicazione.
Però, in un contesto dove le soluzioni sono tante e a portata di “tap” – dove il confine tra il mondo online e quello offline è stato abbattuto – il solo aprire un e-commerce non garantisce minimamente vendita e risultati. Si fa sempre più importante avere una strategia di contenuto omnicanale, in grado di unire i due mondi e seguire il target lungo tutta la customer journey. I contenuti da veicolare nella propria strategia diventano fondamentali per ottenere un riscontro reale da parte del target e un incremento di awareness o vendite. Ma di questo ne abbiamo parlato nel nostro articolo Content Marketing: l’era dei contenuti.
Il problema quindi non è più la reperibilità dei prodotti o l’organizzazione logistica, bensì il dover e saper scegliere tra le tante soluzioni. Questo si traduce in confusione per il consumatore e maggiori investimenti in comunicazione per le aziende.
Che si tratti dunque di una promozione o branding, di una comunicazione offline o digitale, è importante individuare e sviluppare un tone of voice del brand riconoscibile e che il messaggio venga consegnato in modo chiaro e trasparente al giusto target. Il consumatore oggi ha finalmente il coltello dalla parte del manico: si informa su internet, confronta i prezzi online e poi decide se ultimare l’acquisto, e anche se farlo sul web o nel negozio.
“L’80% degli acquirenti ha utilizzato un telefono cellulare all’interno di un negozio fisico per cercare recensioni di prodotti, confrontare prezzi o trovare posizioni di negozi alternative.
(fonte: Web Hosting Secret Revealed)
Spedizioni, dazi e cambiamenti.
Il mondo del commercio elettronico è in piena evoluzione, con tanti cambiamenti e regolamentazioni che alterano in positivo o negativo questo canale di business. E accade così velocemente che nascono nuove opportunità ogni giorno.
Ad esempio, i cambiamenti attuati di recente dall’UE hanno un obiettivo ben preciso: eliminare la disuguaglianza fra aziende europee e asiatiche, da sempre avvantaggiate nel commercio di prodotti, soprattutto a basso costo.
Fino a un po’ di tempo fa – grazie al VAT De Minimis – prodotti dal costo inferiore di 22€ potevano transitare verso l’Europa senza il bisogno di una dichiarazione doganale. Questo ha permesso, grazie all’utilizzo di una dicitura generica come “Gift” o “Parts”, di spedire beni di un valore superiore dichiarando un valore inferiore.
Grazie al rinnovato piano unificato Import Control System 2 è stato imposto ai venditori di fornire informazioni dettagliate sulle merci in transito – nel momento in cui queste informazioni dovessero mancare, non ci sarebbe lo sdoganamento – prima che arrivino in Europa, in modo da rendere tutto più trasparente e facilmente controllabile. In primis, questa novità riguarderà tutta la posta aerea, per poi estendersi nel 2023 e 2024 anche alle spedizioni marittime, su strada e rotaie.
Le news dal mondo delle spedizioni però non sono finite, perchè dal 1 Luglio 2021 è stato rimosso il limite di esenzione dell’IVA sui prodotti d’importazione, perciò anche sotto i 22€, l’iva si pagherà al 22%, somma sotto la quale fino a ora era stata esclusa. Per quanto riguarda i dazi, invece, rimarranno applicati unicamente per le spedizioni che superano i 150€.
Nuove opportunità dunque stanno nascendo per diversi settori merceologici che prima erano tagliati fuori a causa delle politiche di pricing.
C’è ancora spazio nel mondo E-commerce?
Non facciamo gli indovini, ma l’andamento del mercato e il comportamento dei consumatori urlano a gran voce che gli e-commerce diventeranno parte sempre più integrante nelle nostre vite, fornendo all’utente un’esperienza personalizzata e:
- Pagamenti rateizzati;
- Tempi di spedizione brevi;
- Possibilità di ricevere il proprio ordine ovunque;
- Assistenza post acquisto e reso agevolato;
- Prezzi convenienti e ampia scelta;
L’Italia ancora una volta rimane molto indietro dal punto di vista tecnologico, innovativo e digitale andando ad occupare gli ultimi posti tra i paesi europei 2020 per la quantità di E-commerce B2C. Nonostante siamo un paese dove tutti possiedono uno o più smartphone, ci troviamo in un contesto di forte analfabetismo digitale e difficoltà infrastrutturali che incidono pesantemente lato business.
Nel 2020 l’e-commerce in Italia coinvolge solo il 24% delle aziende, di cui solo il 15,8% ha sviluppato un proprio sito o un’app. Se pensiamo che la media europea è del 37%, con picchi al 40% per la Spagna e al 60% per la Germania, il gap creatosi negli anni non lascia spazio a interpretazioni. (Fonte: Business Insider)
Quindi possiamo dire che il mondo degli e-commerce in Italia esiste e c’è ancora tanto tempo per investire, che sia per aprire un nuovo canale di vendita o dar vita a un nuovo business. Diventa però fondamentale circondarsi delle giuste persone per lavorare in maniera strategica e multicanale, con un giusto bilanciamento tra marketing e comunicazione, oltre a una forte integrazione tra i diversi reparti.
In Ribrain ci siamo presi cura e gestiamo ancora diversi progetti e-commerce in diversi settori merceologici, tra i quali anche quelli di nostra proprietà come nel caso di American Uncle.
In questi anni ci siamo specializzati sempre più, fino a diventare esperti nella gestione strategica e operativa di tutte le fasi di vita di un e-commerce: dalla fase di startup a quella di scaling o di internazionalizzazione delle vendite.
Se vuoi parlarci del tuo progetto – che sia ancora in cantiere, arenato o pronto a raggiungere maggiori risultati – saremo felici di ascoltarti e capire come poter collaborare insieme.
Intanto, buon e-commerce! 🙂