La musica (dal sostantivo greco μουσική, mousike; “arte delle Muse“) è il prodotto dell’arte di ideare e produrre, mediante l’uso di strumenti o della voce, una successione di suoni che tendenzialmente risultino piacevoli all’ascolto. Più tecnicamente la musica consiste nell’ideazione e realizzazione dei suoni, delle timbriche e dei silenzi nel corso del tempo e nello spazio.
Fonte: Wikipedia
Questa descrizione rappresenta ciò che per noi di Ribrain non è la musica. Racchiudere una nobile arte in parole così fredde e didascaliche è tutto ciò che non la identifica, no?
Fare musica è un modo di comunicare, di toccare corde difficilmente toccabili con altri mezzi. Un po’ come quando si riesce a trovare – attraverso una bella pubblicità – il giusto insight, esploderlo con una magnifica idea creativa e quindi centrare l’obiettivo di comunicazione.
Musica e pubblicità: una love story che dura da tanto.
Basti pensare banalmente alla televisione, che ci accompagna da sempre con pubblicità musicali, jingle, sigle dei cartoni animati o alla radio, che durante un tragitto in auto spara tanta di quella musica da farci dimenticare di avere YouTube o Spotify.
A proposito di questi ultimi due, sono quelli che ormai utilizziamo di più per ascoltare musica (senza dimenticare Apple Music) e accompagnano ogni mood della nostra vita. Ne abbiamo per ogni momento: felicità, tristezza, libertà o relax.
Ma è anche vero che ogni canale è presidiato dalla pubblicità, la stessa di cui un po’ tutti abbiamo paura al giorno d’oggi, perché ‘‘Ci mente’’. Non è proprio così, ma è l’immaginario comune creatosi nel tempo, a causa di pubblicità che con la musica o senza, hanno toccato corde differenti da quelle emotive.
La musica è uno strumento tanto potente, quanto autodistruttivo. Può comunicare, ma anche scomunicare, se fatta nella maniera sbagliata. Di Scomunicare ne parliamo proprio in un progetto musicale che abbiamo curato per il nostro 5° compleanno, ascoltalo qui.
Scegliamo noi che corde farci toccare.
Ogni canale, da quelli tradizionali ai più moderni, ha proposte che possono essere coerenti o meno con i nostri gusti. Prendiamo l’esempio dei canali tv o delle frequenze radio che preferiamo.
Un vero appassionato di rock non è fan di RDS, così come – nella grande maggioranza dei casi – chi guarda il Grande Fratello non è lo stesso che poi guarderà SuperQuark alla Rai.
Siamo persone, abbiamo emozioni, ma anche gusti e passioni diverse. Questo la pubblicità lo sa e chi ci lavora fa sì che tutto fili nel modo giusto e tocchi le corde di un target che segue appunto, un canale o una frequenza radiofonica.
Così come siamo noi a sceglierci la musica quindi, siamo sempre noi a sceglierci la pubblicità di cui siamo ‘‘vittime’’ consapevoli o inconsapevoli. A quel punto è importante il messaggio, che una buona comunicazione musicale può aiutare a rafforzare, incuriosendo o addirittura convertendo una parte interessata del pubblico.
Se una pubblicità è brutta, ha una musica fastidiosa, non coerente col target o addirittura fatta male, verrà ricordata in maniera negativa, così come il brand che ha comunicato quel messaggio.
Ah, tocca anche sottolineare una cosa: stiamo parlando di radio o tv, ma anche Spotify segue gli stessi concetti, e addirittura lì possiamo essere intercettati in base al momento o alla tipologia di musica che ascoltiamo. Potremmo quasi definirli ‘‘sarti musicali e/o pubblicitari’’.
Esempi in musica e pubblicità ne abbiamo?
La risposta è: quanti ne volete? Scherzi a parte, possiamo prenderne alcuni recenti, che passano in tv o lo sono stati per parecchio tempo.
McDonald’s & Ghali
Il brand americano ha scelto Ghali per la comunicazione del nuovo Big Mac, che prevede l’utilizzo di una canzone scritta e cantata dall’artista. Il concept ‘‘Lo capisci solo se lo provi’’ è comunicato da un personaggio popolare che ama McDonald’s e ne comunica il messaggio attraverso un vocabolario moderno e originale.
Un modo di comunicare attraverso la musica, che colpisce e invoglia a provare non solo per credere, ma per capire.
TIM & Mina
Tim sceglie Mina, simbolo della musica italiana, per il suo spot televisivo, associandosi così a una voce iconica per la comunicazione di un messaggio che la musica amplifica: l’azienda telefonica rende possibile la comunicazione, fondamentale per l’evoluzione dell’uomo sin dagli albori.
Questi sono solo due dei concetti veicolati attraverso la musica, ma ce ne sono tanti altri, che hanno toccato le corde di un pubblico affezionato a un brand, comunicando un nuovo messaggio, una diversa sfaccettatura del marchio o l’uscita di un nuovo prodotto.
La musica è una forte chiave comunicativa, in grado di dare al racconto di un progetto e/o brand una veste più leggera, ma ugualmente efficace. Questo perché è in grado di arrivare laddove i canali ‘‘classici’’ a volte, proprio non riescono.
Anche noi ne abbiamo fatto uso con INgredients, raccontando il progetto e rendendolo unico, con la sigla rappresentativa di un mondo microscopico sconosciuto ai tanti. E ancora oggi non riusciamo a smettere di cantare ‘‘INgre, INgre, INgredients’’.
Comunicare con la musica è una strada valida?
Nel nostro caso lo è stato, ma dipende dalle circostanze e da ciò che bisogna comunicare. Non è la soluzione a tutti i problemi di comunicazione, ma è una delle chiavi creative che permette di raccontare in maniera più leggera, arrivando in maniera diretta alle persone.
Perché la musica arriva, e non è un caso che tutti i grossi brand investano così tanto in questo mezzo. A oggi quasi tutti noi ricordiamo le sigle dei cartoni animati che guardavamo da bambini, i jingle di alcune pubblicità che si piantano in testa e le canzoni realizzate per spot o promo.
Tener conto di un mezzo così forte, facendo uso della creatività che ci appartiene è un plus che può dare un boost alla comunicazione e rendere un brand tanto normale quanto memorabile.
Domenico Di Fiore
Copywriter